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il cuoco di ghiaccio
Esco dal calduccio della camera da letto di mia figlia dopo averla addormentata. in corridoio fa freddo e lo split della pompa di calore è stranamente spento. vado avanti e anche il secondo split del corridoio è spento. mi insospettisco. proseguo e anche quello della camera e dello studio sono spenti e il gelo continua a salire. arrivo in sala in cui il fuoco del caminetto è stato lasciato morire. mi comincio ad arrabbiare. vedo la porta della cucina chiusa e so che il folle autore di tale assideramento domestico è rintanato lì. apro uno spiraglio di porta e vengo schiaffeggiata da un paio di pinguini esasperati che voglio uscire dalla stanza. anche loro hanno freddo. apro. la finestra sul fondo è spalancata e, mentre folate di vento gelido entrano nell'ambiente, lui è lì, davanti al tavolo, in maglietta e grembiule nero che brandisce due cucchiai e gratta una sostanza marrone da dentro una teglia, con frenetici movimenti da forma di pallina e la lancia in una ciotola di polvere di cacao.
Parole poco consone a una signora escono dalla mia bocca per esprimere concettualmente un "caro. non senti che fa freddo? che stai facendo con tutto aperto? che delizia culinaria stai cucinando?"
lui incurante della mia furia si limita a rispondere. "mi si scioglie il cioccolato dei tartufini. dammi una mano che ne devo fare ancora una cinquantina da portare a lavoro"
ore 22:30. mi sono messa a fare tartufi di cioccolato rivestiti di farina di cocco mentre un orso polare compassionevole mi massaggiava le spalle.
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