Diario di Dario Nishimura, 13 mar 21

FOTOGRAFEREMO TUTTO PER DIVENTARE INCAPACI DI RICORDARE

Ne “L’avventura di un fotografo” pubblicato nel 1970, Calvino racconta la storia di un uomo ossessionato dal voler immortalare ogni momento, diventando incapace di vivere la propria vita.

Direi che oggi suona quasi come una profezia:

Vivere in modo quanto più fotografabile possibile, oppure considerare fotografabile ogni momento della propria vita?.

La prima via porta alla stupidità, la seconda alla pazzia.

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72,5 kg Perso fino ad ora: 0 kg.    Rimanenti: 0 kg.    Dieta seguita: Abbastanza buono.
Calando 0,2 kg a Settimana


Commenti 
Ehhhhhhh, ma soprattutto: che fine faranno tutte queste IMMAGINI?!?!? Te lo dico io. Finiranno nel NULLA, andranno PERSE comunque, perché, nonostante la Potenza di Fuoco che la Tecnologia ci sta offrendo, non c'è abbastanza spazio per i ricordi di Tutti/Tutto e il Digitale è da considerarsi precario e provvisorio almeno quanto una Fotografia Stampata. Quindi sì, è abbastanza stupido immortalare ogni singolo banale momento della propria esistenza, anche se la gente comune lo fa più che altro per condividere il momento e ricordare alla propria cerchia di conoscenti che Esiste, piuttosto che per avere un ricordo da sfogliare quando sarà vecchio. Anche perché il 90% delle persone che possiede uno Smartphone non ha la più pallida idea di cosa sia un BACKUP, nonostante DioGoogle e DioApple ci 'forzino' e salvare le nostre foto sui loro Cloud. Nonostante ciò, perdere i dati è più facile che bere un bicchiere d'acqua anche per utenti 'informaticamente sgamati', figuriamoci per l'utente medio. E' davvero Illusorio sperare di Essere ricordati da Qualcuno, non basteranno le foto e nemmeno fare figli. Per questo è importante vivere il Presente, anche quando il Presente è Tristo. 
14 mar 21 da utente: barbaragambini
Beh Barbara, pensa che qualche settimana fa leggevo un articolo in cui si considerava l'impatto in termini energetici di un bit di informazione archiviata, e anche l'impatto in termini di spazio occupato sempre da quel bit. è impressionante la mole di dati che circola ogni giorno, prossima a raggiungere e superare le sinapsi nel cervello umano. Ciò che faceva effettivamente riflettere era il fatto che nessuno si pone il problema dell'impatto di questi bit. Sembra che il Cloud sia un'entità astratta che dimora nell'iperuranio😄 Invece un nodo server (ho avuto l'opportunità di visitarne qualcuno) divora energia e occupa spazio in maniera esponenziale. 
14 mar 21 da utente: Dario Nishimura
Tornando a noi, a proposito della necessità di fotografare in maniera ossessiva. oggi questa necessità viene interpretata dalla psicologia con le logiche dei social network: si fotografa un evento per condividerlo con i followers, si condivide con lo scopo narcisistico di mostrare una vita bella e colma di eventi eccezionali. Se Narciso si innamorò del suo riflesso, noi invece ci rispecchiamo sulla superficie ambigua dei social network, sarebbe curioso capire di cosa potremmo mai innamorarci. 
14 mar 21 da utente: Dario Nishimura
Narciso si innamorò del suo riflesso perché era la prima volta che si specchiava, non si conosceva e quando si è incontrato, si è innamorato della sua immagine reale. A mio parere, non è così negativa come cosa perché l’amore per se stessi, anche della propria immagine estetica, è importante. Senza arrivare alla consunzione...come Narciso ovviamente 🙄. Oggi sui social si propone un’immagine alterata, non reale, filtrata sia nelle ambientazioni che nelle fattezze. Non ci si innamora di se stessi ma di una illusione, di ciò che non si è; per questo il narcisismo da social è estremamente vuoto...secondo me. Ci si innamora di quello che non c’è...e gli altri percepiscono una mezza verità, ma la cosa inquietante è che quella mezza verità ha il potere di soddisfare sia l’autore che il fruitore. Quindi il quesito è: perché ci si può innamorare di quello che non c’è? 
14 mar 21 da utente: Lisa.81
Perché in realtà non è che non c'è, esiste nel virtuale, e dato che la sua esistenza gratifica (autore e fruitore), diventa quasi necessario e si rischia di iniziare a non distinguere il personaggio virtuale, o peggio ancora, potrebbe prendere il sopravvento 
15 mar 21 da utente: Dario Nishimura

     
 

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